Conosciamo un po' alla volta gli autori che pubblicheranno con Folclore Oscuro, la nuova collana edita da Delos Digital. Si parte da Letizia Loi che sarà proprio l'esordio di questa collana con il suo racconto ambientato in Sardegna: Gavina - La Jana Accabbadora.
Ciao Letizia! Grazie per aver accettato di rispondere a questa intervista. Prima di tutto, vorresti presentarti?
Ciao Massimo, grazie per questa possibilità! Sono Letizia Loi, autrice della dilogia Racconti Attorno al Fuoco, edita da Letterelettriche, e Gavina – La Jana Accabbadora, edito da Delos Digital. Sono inciampata nella scrittura a undici anni e da allora non ho mai smesso. Mi sono fatta le ossa scrivendo tantissime fanfiction, poi a ventitre anni ho iniziato ad avventurarmi nel mondo dell’editoria, pubblicando i miei primi racconti. Sono dovuti passare dieci anni, prima che un mio romanzo vedesse la luce.
In alcune delle tue pubblicazioni, penso a Gavina, ma anche a Contos, il folclore ha un ruolo fondamentale. Come mai?
È una miniera d’oro. Il folclore è qualcosa tanto radicato nel nostro subconscio, che spesso non ci rendiamo conto di agire, pensare o immaginare condizionati dalle tradizioni. Il problema è che, nella mente della maggior parte delle persone – soprattutto le nuove generazioni – folclore equivale ad arcaico, vecchio, inutile. Quindi voglio tentare di “svecchiare” questa reputazione e renderlo accattivante per tutti.
“Gavina: La Jana Accabbadora” è un titolo che mescola folclore e retelling. Partendo appunto dalle Janas per mescolarle in modo preciso e puntuale con la storia di Giselle. Puoi dirci come è nata la storia?
Vostro Onore, non sono stata io, è colpa di Luca Massidda!
Luca è un mio carissimo amico e un brillante danzatore, coreografo e insegnante. È stato lui a commissionarmi Gavina, con l’idea di portarla un giorno sul palco. Abbiamo parlato a lungo di come adattarlo, cosa tenere e cosa innovare. Per esempio, sapevo che dovevo tenere tutte le scene delle danze di Giselle, ma abbiamo deciso che il tema della “donna-sirena che ammalia l’uomo già promesso o sposato” andava completamente rivoltato.
Cosa cambia secondo te nello scrivere un romanzo oppure un racconto? Quali sono i punti di forza e di debolezza di ciascuna forma?
Un romanzo è molto più impegnativo, è un progetto lungo che richiede delle basi solidissime, altrimenti rischia di crollare. Il racconto, d’altra parte, ha meno eventi, una trama più lineare e proprio per questo deve essere conciso; non possono esserci tempi morti o frasi inutili, altrimenti stai facendo perdere tempo al lettore.
Il punto di forza del romanzo è che, appunto, si può prendere il suo tempo per immergere completamente il lettore nella storia, farlo affezionare ai personaggi, e il libro diventa un compagno per diversi giorni, se non anche settimane o mesi. Il punto di forza del racconto è la sua brevità, puoi finirlo mentre sei sul treno o in fila da qualche parte, ti trasporta via per quel lasso di tempo, senza diventare troppo intrusivo nella tua vita.
I punti di debolezza si presentano solo quando pretendi di alterare quelli di forza. Se la tua trama ha pochi eventi ed è abbastanza lineare, non ha senso cercare di spalmarla in un romanzo, quando può funzionare molto meglio come racconto. E, viceversa, se ci sono troppi intrecci e troppi incidenti, cercare di condensare tutto in un racconto rischia di non rendergli giustizia.
Perché un lettore dovrebbe leggere il tuo racconto?
Se ama Giselle, per cambiare prospettiva su qualcosa che è convinto di conoscere. Se non ha mai sentito parlare del balletto, per scoprire di cosa stiamo discutendo e come due arti così diverse – scrittura e danza – posso lavorare insieme.
Quanto influiscono, secondo te, le proprie radici nella “voce” di un autore e nei temi che va ad affrontare?
Se studiare le biografie degli autori a scuola ci ha insegnato qualcosa, è che non si può scindere la storia dello scrittore dalla sua opera. Il nostro vissuto influenza la nostra visione del mondo, nel bene e nel male, e di conseguenza quello che vogliamo dire, i messaggi che sentiamo di dover portare fuori. Se per “voce” intendi lo stile, quella è una questione che le radici influenzano solo in parte, perché poi è dovere di un autore ampliare il proprio vocabolario e imparare le tecniche stilistiche per trasmettere con efficienza quello che vuole dire.
Quale pensi sia una delle caratteristiche fondamentali della tua scrittura?
La sintesi. In un’altra vita dovevo essere una poetessa di haiku. Non sono capace di perdermi in lunghe descrizioni o infinite paturnie dei personaggi, se posso dirtelo con due parole ben scelte, non vedo il motivo di usarne tre.
Quali sono i libri e gli autori che ti hanno formata come scrittrice?
Sono sempre stata una lettrice molto onnivora, quindi è difficile da identificare. La saga di Harry Potter è stata la prima a stimolarmi a scrivere, quando ero bambina. Ricordo che grandissima impressione mi fece leggere per la prima volta un libro di Oscar Wilde o di Giorgio Faletti, per la mia mente di ragazza è stato un fulmine: voglio imparare a scrivere così bene, pensai. Altre due influenze innegabili sono Arthur Conan Doyle – non a caso preferisco le strutture a racconti – e Neil Gaiman. Spero di riuscire a scrivere per tutte le fasce d’età come ha fatto Gaiman, un giorno.
Quale consiglio daresti a chi vuole pubblicare le proprie storie?
Non avere fretta. Prenditi il tempo di fare esperienza e imparare dagli errori. Rileggi e revisiona finché non ti si incrociano gli occhi, prima di inviarlo da qualunque parte. E non mollare. La scrittura è per le persone testarde, che amano le sfide e si rialzano a ogni caduta.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Dopo Racconti Attorno al Fuoco e Gavina, ho preso una pausa dal folclore, sentivo il bisogno di immergermi in altri mondi e mostrare che so scrivere anche altro. Sto aspettando risposta da una casa editrice che ha accettato un mio pitch. È un romanzo stand alone, di genere hardboiled magicpunk, che mi ha fatto penare molto, ma credo tantissimo in questa storia.
E adesso sto lavorando a un romanzo heist/colpo grosso per ragazzi, anche questo un retelling come Gavina, ma ispirato alle fiabe classiche. Una volta finito, ho intenzione di tornare alla Sardegna e le sue leggende con qualcosa sempre fantasy, ma più storico e romance.
Grazie mille a Letizia che ci ha fatto conoscere un po' più di sé e della sua scrittura. Ora non ci resta che leggere Gavina: La Jana Accabbadora, giusto?